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ANTIMONDO,
le condizioni i niziali |
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Inseriti nelle varie tappe percorse dalla scienza, esistono purtroppo
dei dogmi a cui, si è convinti, non sia possibile rinunciare.
Uno di questi è stato quello, formulato da Newton, riguardante
l’attrazione gravitazione universale sulla cui validità,
si è sempre ritenuto, non si possono avanzare riserve, poiché
questa troverebbe conferma nelle numerose osservazioni astronomiche
che ci dicono che la Terra e gli altri pianeti ruotano attorno al
Sole per sottrarsi all’azione attrattiva della nostra stella,
sfruttando l’azione espulsiva della forza centrifuga generata
da questo movimento, e lo stesso fanno la Luna e gli altri satelliti
nei riguardi dei pianeti, e una stella che, ruota attorno ad una
sua compagna (nei sistemi binari).
A questo andava aggiunta l’individuazione della forza che
si sarebbe resa responsabile di promuovere il moto dei corpi celesti,
sia attorno al proprio asse, sia quello orbitale, ma questo non
è stato fatto. Oggi si ritiene probabile che il fenomeno
di rotazione orbitale, che riguarda tutti i pianeti del sistema
solare, tragga origine dai fenomeni che avrebbero condotto alla
loro nascita, e cioè dai movimenti a vortice presenti nella
nube d’idrogeno primordiale. Questo convincimento sarebbe
attendibile a condizione che anche il Sole, avesse una propria orbita.
Sulla formazione del sistema solare sono state formulate tante ipotesi
e, tra queste, ha finito col prevalere, perché in parte tuttora
accettata, quella monistica, formulata più di tre secoli
fa da Cartesio, che fa derivare tutto da un solo ammasso nubiforme
che avrebbe dato origine alla formazione del Sole, dei pianeti e
dei satelliti. A questa ipotesi hanno fatto seguito altre, definite
dualistiche o catastrofiche, che prevedono una iniziale presenza
del Sole che sarebbe stato sottoposto agli effetti prodotti dall’impatto
con una grossa cometa o con una stella vagante.
La teoria cartesiana presenta un lato oscuro che può
essere espresso dal seguente quesito: come giustificare sulla Terra
e sugli altri pianeti la presenza di atomi pesanti che traggono
la loro origine dalle reazioni termonucleari e pertanto “dopo”
la nascita del Sole?
Rimane a escludere la possibilità che la nube d’idrogeno
fosse commista a polvere cosmica poiché, in questo caso,
oltre a non essere la stessa di quella primordiale che si è
originata dopo il big-bang, verrebbe smentita dal pianeta Giove
la cui massa ha una composizione assai simile a quella del Sole
(un atomo di He ogni dieci molecole di idrogeno), circostanza questa
che, unita ad un’enorme massa (due volte e mezzo quella di
tutti gli altri pianeti riuniti insieme), ha fatto pensare che questo
pianeta fosse una stella non riuscita.
Altre ipotesi si sono succedute ma tutte hanno in comune, come punto
di riferimento, il presupposto che la forza gravitazionale del Sole
sia di tipo attrattivo, mentre, in presenza di una forza repulsiva
tutto viene rimesso in discussione. Se diamo per certa l’esistenza
di questa forza repulsiva non è azzardato presumere che porzioni
di corona solare, in conseguenza di un’immane esplosione,
si siano distaccate e che, una volta lanciate nello spazio, avrebbero
subito gli effetti espulsivi dei gravitoni solari, il che conduce
all’ipotesi che i pianeti non sarebbero altro che porzioni
di Sole che si sarebbero distaccate.
Tavola cronologica dell'universo
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Questa ipotesi, che verrebbe confermata sia dalla circostanza
che le orbite dei pianeti sono quasi complanari, sia dal riscontro
che la massa di tutti i pianeti rappresenta appena 1% della massa
solare, ci suggerisce che il pianeta Giove sia stato il primo ad essere
stato espulso dal Sole, e cioè quando le reazioni termonucleari
erano appena iniziate, e che soltanto molto tempo dopo è toccata
la stessa sorte agli altri pianeti fino a giungere, per ultimo, al
pianeta Mercurio che, per le sue piccole dimensioni, e per la circostanza
che presenta un nucleo ferroso che occupa i due terzi del raggio,
fa presumere che, ad essere stata espulsa, sia stata una piccola porzione
di Sole, deputata alla sintesi di questo metallo, in occasione di
una grande esplosione, e ciò perché la presenza di polvere
cosmica, commista alla nube d’idrogeno, difficilmente avrebbe
potuto condurre ad un’unicità di sostanza. Non è
escluso che in futuro altri pianeti di piccole dimensioni possano
nascere non essendo mai cessata l’espansione della corona solare.
In questa evenienza la porzione della corona solare che verrebbe espulsa,
non si muoverebbe di moto rettilineo, ma il suo moto sarebbe determinato
dalla risultante dei vettori, appartenenti al moto rotatorio del Sole
e a quello espulsivo gravitazionale, che finirebbe per identificarsi
con un arco di cerchio molto aperto, mentre il resto del percorso
rimarrebbe predeterminato da quel circuito, formato da granuli dello
spazio, che s’istaurerebbe immediatamente.
A questo punto sorge spontanea un’obiezione: se la forza gravitazionale
della nostra stella fosse realmente di tipo espulsivo, la compattezza
della materia che la compone sarebbe compromessa e nel corso dei miliardi
d’anni trascorsi buona parte della massa del Sole avrebbe finito
per sbriciolarsi e, di conseguenza, la presenza di pianeti sarebbe
stata molto più numerosa. Perché questo non
è accaduto?
La risposta a questa legittima domanda va individuata nel fenomeno
del rinculo con cui si accompagna l’emissione dei gravitoni,
argomento questo che è stato affrontato in precedenza e precisamente
a pagina 3.
A contrastare gli effetti del rinculo e a consentire la nascita dei
pianeti sarebbero state: sia le altissime temperature iniziali che,
rendendo la materia più fluida, avrebbero favorito la sua espulsione,
sia l’esistenza di fenomeni esplosivi di notevole potenza, e
il contributo dato dalla forza centrifuga, anche se rimane modesto,
in conseguenza della moderata velocità di rotazione del Sole
(2 km/sec.).
Rimane scontato che con la cessazione delle reazioni termonucleari,
che condurrà alla trasformazione del Sole in una nana bianca,
la gravità sarà di tipo attrattivo.
L’esistenza di una forza gravitazionale di tipo espulsivo finisce
per produrre uno sconvolgimento nelle ipotesi che sono state formulate
nel corso dell’ultimo secolo, e che riguardano non soltanto
l’origine dell’universo, attraverso il fenomeno del big-bamg,
ma anche l’esistenza dei buchi neri, la presenza di una stella
di neutroni e, non ultima, la curvatura dello spazio-tempo, prevista
dalla teoria della relatività e attribuita alla gravità
considerata di tipo attrattivo.
La costante cosmologica (?), inserita da
Albert Einstein nelle sue equazioni della relatività
con lo scopo di consentire l’esistenza di un universo stazionario,
è rimasta in letargo per molto tempo, e soltanto ultimamente
si assiste ad un tentativo di rianimazione, perché sollecitati
dall’evidenza dei riscontri astronomici che non riescono a giustificare
il comportamento delle supernove lontane del tipo 1a che, incomprensibilmente,
aumentano la loro velocità.
Inizialmente l’ipotesi, formulata a giustificazione, è
stata quella della presenza della materia oscura (stimata essere ben
80% di tutta la massa presente nell’universo), mentre oggi trova
consensi l’ipotesi che la causa della costante cosmologica vada
individuata nell’energia di punto zero che verrebbe generata
dalla spontanea creazione e distruzione di particelle subatomiche
(effetto Casimir). |
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